La I Guerra Mondiale

Alpino e fedele mulo

Nell'ottobre 1911 gli alpini parteciparono alla guerra Italo-Turca con dieci battaglioni e
13 batterie di artiglieria da montagna. Al comando dell'8° Reggimento Alpini Speciale (perché costituito con i Battaglioni Alpini Tolmezzo,
Gemona, Feltre e Vestone) c'era l'indimenticabile Colonnello Antonio Cantore, che cadrà
da eroe sulle Tofane nel luglio del 1915, colpito in fronte da una pallottola. Secondo una leggenda alpina tutti quelli che muoiono
con il cappello alpino in testa salgono nel “Paradiso di Cantore” vicino all'eroico generale, comandante l'Armata delle “Penne Mozze”.
Oggi
continua, anche per noi, ad accogliere veci e bocia. Nelle tradizioni degli Alpini non esistono comportamenti o sentimenti sleali: il nemico si combatte ma
non si disprezza. Pochi anni dopo l'Italia entra in guerra contro l'Austria–Ungheria. Alla Prima Guerra Mondiale gli Alpini, i “figli
dei monti
” come li chiamava Cesare Battisti, parteciparono con 88 battaglioni e 66 gruppi di artiglieria da montagna per un totale di 240.000 alpini mobilitati.
Quarantuno mesi di lotta durissima e sanguinosa costituirono per gli Alpini un'epopea di episodi collettivi ed individuali di
altissimo valore e di indomita resistenza, di battaglie di uomini contro uomini, di uomini contro le forze della natura, di azioni cruente e ardimentose
sulle alte vette dalle enormi pareti verticali, di miracoli di adattamento alle condizioni più avverse e nelle zone alpinisticamente impossibili.
Alpini della Grande Guerra

Alla metà di giugno del 1915gli Alpini effettuarono la prima leggendaria impresa, la conquista del Monte Nero, davanti alla quale anche i nostri avversari così si
espressero: “Giù il cappello davanti gli alpini ! questo è stato un colpo da maestro”. Dal Monte Adamello al Monte Nero, dalleTofane al Carso, dalla Marmolada al Monte Ortigara, dallo Stelvio
al Monte Grappa, dal Monte Pasubio al Passo della Sentinella, aggrappati alla roccia con le mani e con le unghie per
lottare contro uno dei più potenti eserciti del mondo, costruirono con mezzi rudimentali strade e sentieri fino sulle cengie più ardite, combatterono
memorabili battaglie di mine e contromine, portarono a termine brillanti colpi di mano espugnando posizioni ritenute imprendibili e aggiunsero alle
fantastiche leggende delle Dolomiti storie di giganti della lotta in montagna. Il contributo dato dagli Alpini nella Grande Guerra è
ampiamente evidenziato dalle seguenti cifre: ufficiali, sottufficiali e alpini morti 24.876, feriti 76.670, dispersi 18.305.
Monumento ai caduti sul Monte Ortigara

Un famoso scrittore inglese, Rudyard Kipling, che perse l'unico figlio sul fronte francese, a Ypres, venuto in visita
alla fronte italiana nel corso della Prima Guerra Mondiale, espresse questo giudizio sugli alpini: “Alpini, forse la più fiera,
la più tenace fra le Specialità impegnate su ogni fronte di guerra. Combattono con pena e fatica fra le grandi Dolomiti, fra rocce e boschi, di giorno un mondo
splendente di sole e di neve, la notte un gelo di stelle.
Nelle loro solitarie posizioni, all'avanguardia di disperate battaglie contro un nemico che sta sopra di loro, più ricco di
artiglieria, le loro imprese sono frutto soltanto di coraggio e di gesti individuali. Grandi bevitori, svelti di lingua e di mano, orgogliosi di sé e del loro Corpo, vivono rozzamente e muoiono eroicamente
”.


Generale di Brigata (ris.) Tullio Vidulich