Per non dimenticare
A dare unidea completa di ciò che neve e ghiaccio e tormenta rappresentano
nella guerra alpina e degli sforzi e dei mezzi che la lotta contro tali elementi richiede,
può servire lo studio delle operazioni che dal 1916 si svolsero nella regione dellAdamello.»
Tra gli scenari della Prima guerra mondiale, quello dellAdamello è sicuramente uno dei più
proibitivi in cui il nostro esercito si trovò a operare.
Tra marzo e maggio del 1916 le truppe alpine combatterono a oltre tremila metri con venti gradi sotto
zero, tra crepacci e ghiacciai: unimpresa straordinaria raccontata nei particolari tecnico-operativi
da uno dei protagonisti, il generale Cavaciocchi che comandò la 5a Divisione alpina in quella prima
guerra bianca dellAdamello.
"Ritornò il silenzio. Tra noi e Cenci si sentiva qualche breve raffica di mitra.
Sul fiume gelato vi erano dei feriti che si trascinavano gemendo.
Sentivamo uno che rantolava e chiamava: 'Mama! Mama!'.
Dalla voce sembrava un ragazzo. Si muoveva un poco sulla neve e piangeva.
'Prorio come uno di noi' disse un alpino: 'chiama mamma'.
La luna correva fra le nubi; non c'erano più le cose, non c'erano più gli uomini,
ma solo il lamento degli uomini. 'Mama! Mama!' chiamava il ragazzo sul fiume e si trascinava lentamente, sempre più lentamente, sulla neve."
Il sergente nella neve è un romanzo autobiografico scritto nel 1953 da Mario Rigoni Stern,
scrittore italiano. Descrivendo la ritirata di Russia dell'ARMIR nell'inverno del 1942 ,
il romanzo fornisce un ritratto unico degli eventi della seconda guerra mondiale..
"Cristo con gli alpini non è unopera qualunque. Non è, insomma, un diario, un resoconto,
una cronaca, una confessione, ma è un atto di fede gettato nella follia della guerra,
un gesto di speranza dedicato a coloro che ormai non ripetevano più questa parola, uno slancio damore
che replica ai colpi della violenza. Per questo don Carlo porta Cristo al fronte,
o meglio lo conduce nella disperazione degli accerchiamenti dove si consumavano le ultime forze."
Questo testo fu scritto nel 1943 davanti all'immane tragedia della ritirata
Davanti allimmane tragedia della ritirata di Russia degli Alpini della Divisione Tridentina,
che lascia a morire sui bordi delle strade della sterminata steppa russa giovani senza speranza di
salvezza alcuna né possibilità, per i moribondi, di essere confortati, se non dalla fede offerta
con umiltà, Don Gnocchi "scopre" il volto di Cristo e il senso ultimo di quella terribile vicenda.
Così come vide la grandezza dei suoi alpini, dopo la vittoriosa battaglia del 17 gennaio 1943 per
rompere laccerchiamento russo. Una giornata così epica da fargli esclamare: «Dio fu con loro, ma gli uomini furono degni di Dio».
È uno scritto-confessione che cambia il corso della sua vita e inaugura la sua opera di carità. Una carità smisurata, che segnerà
per sempre la sua esistenza, connoterà una parte della storia dItalia, e che offre ancora oggi
aiuto e speranza alle generazioni che si avvalgono dei servizi della Fondazione che porta il suo nome...
Il vedere limmutabile bianco distendersi a perdita docchio, sempre uguale nonostante
laffannoso procedere, dava ai soldati la sensazione dessere naufragati in uno sterminato
mare di ghiaccio dal quale era illusorio pensare di uscire.
La speranza non aleggiava più sulle schiere, aveva raccolto lali e camminava anchessa
a piedi scalzi fra i soldati, scarmigliata
e ansante, scansando cadaveri stecchiti sulla neve
Il libro costituisce uno dei capolavori della letteratura di guerra di ogni Paese: premio Bancarella nel 1964,
rievoca la ritirata dalla Russia dellesercito italiano, nella quale centomila soldati italiani perirono in
combattimento o stremati dalla fame e dal freddo.
Giulio Bedeschi, vicentino, sottotenente medico nelle campagne di Grecia e di Russia,
che videro coinvolti centinaia di migliaia di giovani soldati italiani durante la Seconda Guerra Mondiale,
è stato testimone diretto delle drammatiche vicende della Divisione Julia, la divisione degli alpini
incaricata di arrestare lavanzata dellesercito russo sulle rive del Don.
In Centomila gavette di ghiaccio Italo Serri, sotto il cui nome si cela lautore,
narra i momenti drammatici di quel viaggio necessario vissuto da tanti giovani soldati,
in particolare gli eroi della ventisei....